bias cognitivi

Cosa sono i Bias Cognitivi e come evitarli per prendere decisioni

   Tempo di lettura 14 minuti

La differenza tra bene e male è uno di quei concetti che pervade la nostra intera esistenza. Le nostre scelte spesso si orientano verso il bene ma non sempre. Scegliere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato non è così semplice come si possa pensare.

Quanto è importante seguire una dieta alimentare sana? Eppure spesso ci lasciamo andare e andiamo incontro ai famosi sgarri che ci riempiono di sensi di colpa. Per non parlare degli acquisiti impulsivi che spesso sono davvero inutili. E ancora, impegni e scadenze che rimandiamo generando un forte stress.

Perché lo facciamo? Perché pur sapendo qual è la cosa giusta da fare non riusciamo a seguirla? Per rispondere a questa domanda dobbiamo tirare in ballo i bias cognitivi. Ma andiamo con ordine.

La nostra mente è una delle più raffinate creazioni della natura. Questo non vuol dire che sia perfetta, anzi. Ogni tanto va letteralmente in “tilt”. Come evitarlo?

Oggi vedremo insieme cosa sono i bias cognitivi, quanti ne esistono e come evitarli.

Cosa sono i bias cognitivi?

L’origine del termine inglese bias va cercata nel provenzale antico, biais, che significa obliquo, inclinato. Questo termine, che all’inizio veniva utilizzato per definire i tiri storti nel gioco delle bocce, col passare dei secoli è stato impiegato più in generale per indicare un pregiudizio o inclinazione mentale.  

Tradotto, i bias cognitivi rappresentano il modo con cui il nostro cervello distorce la realtà. Tutto questo è legato alla nostra evoluzione.

Se prendiamo la definizione di Wikipedia riguardo i bias cognitivi scopriamo che:

giudizi (o pregiudizi) che non corrispondono necessariamente alla realtà, sviluppati sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro e che portano dunque ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio”.

bias cognitivi definizione

La nascita e la diffusione del concetto di “Bias Cognitivi” sono riconducibili all’inizio degli anni ’70, quando gli psicologi Kahneman & Tversky avviarono il programma di ricerca denominato “Heuristics and Bias Program”, allo scopo di comprendere in che modo gli esseri umani maturassero decisioni in contesti caratterizzati da ambiguità, incertezza o scarsità delle risorse disponibili.

Il contributo rivoluzionario fornito dai due autori fu definitivamente riconosciuto nel 2002, quando a Daniel Kahneman fu assegnato il premio Nobel per l’Economia.

Fondamentalmente il nostro cervello è bombardato ogni giorno da centinaia di migliaia di input sensoriali e per far emergere i segnali (soprattutto quelli di pericolo) dal rumore di fondo, abbiamo imparato ad adottare alcune scorciatoie mentali.

Queste scorciatoie sono per la maggior parte corrette e ci consentono di interpretare la realtà in maniera rapida ed efficiente. Altre invece ci conducono verso dei vicoli ciechi, conclusioni errate sul mondo che ci circonda. Ed è proprio il caso dei bias cognitivi.

In Thinking Fast and Slow (2011), Kahneman fornisce la teorizzazione di due sistemi (Sistema 1 e Sistema 2) deputati alla gestione del pensiero di tipo razionale e del pensiero di tipo intuitivo. Nonostante il pensiero intuitivo offra numerosi vantaggi e ci permetta di decidere in modo efficace, esistono condizioni in cui la sua attuazione e più in generale l’applicazione di euristiche e scorciatoie mentali ci porta a conclusioni errate sul mondo che ci circonda.

Le Euristiche: differenza con i bias cognitivi

Le euristiche sono dei meccanismi utilizzati dal nostro cervello per facilitare il processo decisionale e risparmiare fatica mentale.

L’euristica della disponibilità, ad esempio, ci consente di rispondere rapidamente alle domande basandoci sui nostri ricordi più vividi, semplificando il compito mentale. Tuttavia, se usata in modo inconscio, può portare a decisioni errate a partire da dati parziali o pregiudizi.

L’euristica della rappresentatività, invece, ci permette di dedurre informazioni su persone o situazioni basandoci su altre caratteristiche visibili, come stereotipi o associazioni di idee.

Anche se ci permettono di evitare la fatica mentale, queste euristiche possono anche generare distorsioni cognitive e pregiudizi.

In alcuni casi, i bias cognitivi sono il risultato negativo delle euristiche. Tuttavia, non tutti i bias sono causati dalle euristiche: a volte le emozioni possono influenzare il pensiero e generare errori di giudizio. E’ importante, quindi, imparare a riconoscere le euristiche e i bias cognitivi al fine di evitare errori di valutazione e di giudizio.

Conseguenze negative dei bias

Le euristiche, essendo meccanismi mentali veloci ed automatici, possono distorcere la realtà e portare a decisioni errate se applicate a questioni complesse.

Se ci affidiamo esclusivamente a questo sistema automatico, finiamo per generare una rappresentazione distorta della realtà e adottare decisioni sbagliate.

Questo è particolarmente problematico in situazioni in cui abbiamo bisogno di risolvere problemi enormi e complessi, per esempio quelli legati alla sostenibilità del pianeta o alla gestione della nostra società.

Per questi problemi, abbiamo bisogno di affidarci al pensiero lento, alla matematica e alle statistiche per arrivare a soluzioni razionali ed efficaci.

I bias cognitivi, generati dalle euristiche inefficaci, hanno conseguenze negative su molti aspetti della nostra vita.

Essi possono ostacolare la risoluzione dei problemi più grandi della nostra società, portarci a decisioni irrazionali di cui non siamo consapevoli, limitare le nostre convinzioni e favorire l’infelicità.

Inoltre, i bias possono interferire con la comunicazione e le relazioni positive tra le persone.

Ecco perché è importante essere consapevoli dell’esistenza delle euristiche e dei bias cognitivi, e cercare di evitarli in situazioni che richiedono un pensiero razionale e accurato.

Si può essere immuni ai bias cognitivi?

La risposta è sì. Nel corso degli ultimi anni si è sviluppata un nuovo filone di indagine il cui obiettivo è stabilire procedure di riduzione ed eliminazione dei bias cognitivi (chiamato processo di debiasing). Questo training è basato sul cambio di prospettiva, sul nudging e sul controllo esterno oltre che su alcuni elementi che costituiscono la pratica di mindfulness.

Quali sono i Bias cognitivi più comuni?

Gli studiosi hanno individuato decine e decine di bias cognitivi e ogni anno viene scoperto un nuovo errore di valutazione. Nella lista che trovi di seguito abbiamo inserito i bias cognitivi più comuni:

Bias di ancoraggio: non ci permette di mettere in discussione i dati di partenza, a cui ancoriamo le nostre valutazioni.

Bias etnico: ci fa valutare in modo migliore le persone che appartengono al nostro gruppo etnico, rispetto a quelle degli altri gruppi etnici a noi estranei.

Bias dell’egocentrismo: ci fa ricordare quei particolari eventi in modo che rafforzi la nostra autostima.

Bias della coerenza: ci fa ricordare in modo errato i nostri comportamenti, atteggiamenti o opinioni passati, in modo da farli assomigliare a quelli presenti.

Bias di conferma: ci fa prendere in considerazione i dati e le informazioni che tendono a confermare le nostre tesi iniziali.

bias cognitivo esempio

Qual è il bias cognitivo più importante?

La ricerca per indentificare gli errori in cui la nostra mente può incorrere è ancora oggi molto attiva e in continua evoluzione tanto che la lista dei bias cognitivi che hanno ricevuto conferma cresce continuamente (si parla di almeno 100 bias cognitivi).

In un recente lavoro di revisione delle tassonomie precedenti gli autori hanno tentato di clusterizzare i principali bias riconosciuti in letteratura riuscendo a pervenire a 5 categorie empiriche di appartenenza:

Representativeness biases (R): caratterizzati da violazione di regole probabilistiche a favore di opzioni più rappresentative e più disponibili;

Wish biases (W): caratterizzati dall’influenza del desiderio sulla decisione;

Cost biases (C): caratterizzati da distorsione del valore dei costi o delle perdite;

Framing biases (F): caratterizzati dall’influenza del contesto sulla decisione;

Anchoring biases (A): caratterizzati dall’influenza di un punto di riferimento sulla decisione.

Da un punto di vista pratico ciascuna di queste tipologie di bias può, singolarmente o in congiunzione ad altri, influenzare e distorcere le nostre decisioni. Tuttavia i 4 bias di rappresentatività, di framing e di ancoraggio sembrano essere quelli che meglio si prestano a essere studiati in ottica multidisciplinare se si considera che la loro pervasività non è limitata alle decisioni di tipo finanziario.

Quali sono i bias cognitivi rilevanti per le decisioni finanziarie?

Se prendiamo in considerazione il modo in cui il processo decisionale coinvolge entità economiche o scelte finanziarie possiamo constatare che sono diversi i bias che giocano un ruolo cruciale. Ecco quali sono:

Confirmation bias: è la tendenza a sovra-ponderare gli elementi che confermano la correttezza di una propria idea o decisione;

Overconfidence bias: è la tendenza a riporre eccessiva fiducia nelle proprie scelte e capacità previsionali;

Disposition effect: è la tendenza a mantenere titoli in perdita e a cedere titoli in crescita;

Hindsight bias: è la tendenza a esprimere opinioni considerando le probabilità a posteriori, ovvero in seguito all’evento di interesse. Anche detto, bias “del senno del poi”;

Loss aversion: è la tendenza a considerare più rilevante una perdita che un guadagno di pari entità;

Home bias: è la tendenza a preferire titoli non stranieri, con conseguente scarsa diversificazione del portafoglio;

Endownment effect: è la tendenza ad attribuire un valore superiore ad un bene, quando già posseduto;

Sunk- cost bias: è la tendenza a continuare un’attività non proficua a causa dei costi non recuperabili già investiti in quella attività.

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Libri e Approfondimenti sui bias cognitivi

Se sei interessato ad approfondire l’argomento ecco quali sono le letture che ti consigliamo:

  • Amos Tversky, D. Kahneman (1974) – Judgment Under Uncertainty: Heuristics And Biases
  • Ceschi Et Al. (2012) – Un Approccio Empirico Per Una Tassonomia Delle Euristiche
  • Jack B. Soll, Katherine L. Milkman, John W. Payne (2015) – A User’s Guide to Debiasing
  • Kahneman Et Al. (2008) – The Endowment Effect: Evidence Of Losses Valued More Than Gains
  • Marco Besozzi (2013)- Errori cognitivi, probabilità e decisioni mediche
  • Martie G. Haselton, Andrew Galperin (2011) – Error Management and the Evolution of Cognitive Bias
  • Samuel McNerney (2015) – Living in a Post-Kahneman World
  • Tversky, D. Kahneman (1983) – Extensional Versus Intuitive Reasoning: The Conjunction Fallacy In Probability Judgment
  • Potrebbe esserti utile anche l’articolo Le Leve della Persuasione

 

Conclusioni

I bias cognitivi rappresentano il modo con cui il nostro cervello distorce la realtà ed è legato alla nostra evoluzione. Il nostro cervello essendo bombardato ogni giorno da centinaia di migliaia di input sensoriali ha imparato ad adottare alcune scorciatoie mentali.

Gli studiosi hanno individuato decine e decine di bias cognitivi e ogni anno viene scoperto un nuovo errore di valutazione. Attraverso il processo di debiasing è possibile stabilire procedure di riduzione ed eliminazione dei bias cognitivi. Un esempio per fare questo è la pratica del mindfulness.

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FAQ - Domande frequenti

Il bias cognitivo o distorsione cognitiva è un pattern sistematico di deviazione dalla norma o dalla razionalità nei processi mentali di giudizio.

Bias di ancoraggio, Bias etnico, Bias dell’egocentrismo, Bias della coerenza, Bias di conferma.

Representativeness biases (R): caratterizzati da violazione di regole probabilistiche a favore di opzioni più rappresentative e più disponibili;

Wish biases (W): caratterizzati dall’influenza del desiderio sulla decisione;

Cost biases (C): caratterizzati da distorsione del valore dei costi o delle perdite;

Framing biases (F): caratterizzati dall’influenza del contesto sulla decisione;

Anchoring biases (A): caratterizzati dall’influenza di un punto di riferimento sulla decisione.

Considerando il grande numero di decisioni che prendiamo ogni giorno, non sorprende il fatto che una percentuale significativa di esse sia influenzata da errori cognitivi. Infatti, quasi un terzo delle decisioni che prendiamo potrebbero essere sbagliate a causa di queste distorsioni del nostro pensiero. Per identificare e dare un nome a questi errori, esperti di neuroscienze, psicologia e scienze sociali hanno catalogato oltre 200 tipologie di bias cognitivi. 

L’origine del termine Bias Cognitivo si può far risalire alle ricerche degli psicologi Amos Tversky e Daniel Kahneman dei primi anni 70, pubblicate nel 1974 con il titolo  Judgment under Uncertainty: Heuristics and Biases come citato dagli psicologi A.Wilke e R.Mata nella Encyclopedia of Human Behavior.

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